di Daniele Finzi Pasca (lettera pubblicata sul Corriere del Ticino)
Caro Prof,
tutte
le società che hanno saputo sopravvivere restando integre hanno
rispettato il ruolo dei saggi, dei vecchi lupi di mare, degli esperti
cacciatori e degli sciamani depositari di ancestrali segreti. Io lo so
che di certe cose non ci capisco nulla però al Cardiocentro ho passato
molti mesi scoprendo un mondo dove l’empatia e la delicatezza sono di
casa.
Ho vissuto con voi quasi un anno passando un gran tempo ad
osservarvi. Ho così intuito che ti sei saputo circondare di colleghi e
collaboratori speciali. Li ho frequentati i tuoi medici, gli infermieri,
i tecnici, chi gestisce il bar e chi lustra ogni angolo di questo
ospedale, scoprendo che tutti voi vi muovete in modo bello e gentile.
Per questo e tanto altro vi sarò sempre grato.
Caro amico, nel
mondo dal quale vengo i vecchi li teniamo come stretti compagni di
viaggio spremendo dalla loro anima tutte le gocce di mestiere che
possono e vogliono condividere. Anche se non hanno più voce per cantare,
anche se l’incedere sulle tavole di un palcoscenico è incerto, anche
quando sembrano dimenticare le note, i passi di danza e le battute, i
maestri acrobati, attori, danzatori e musicisti noi ce li teniamo
stretti, li osserviamo con ammirazione perché sappiamo che sono i
depositari dei segreti del nostro mestiere.
L’arte, come la
caccia, come il veleggiare, come l’andare a funghi, come praticamente
ogni cosa della vita la si va conoscendo frequentando i maestri. Per
questa ragione ora che scopro che ti hanno buttato fuori da casa non
trovo le parole giuste per condividere il mio sconforto. Come ci
trattiamo gli uni con gli altri determina profondamente i valori di una
cultura alla quale apparteniamo e che profondamente amiamo.
Caro
Prof, non riesco ad immaginare come ti starai sentendo. Spero solo che
le cose si rimettano a posto rapidamente. Spero che la mail che hai
ricevuto sia stato solo uno sbaglio, un errore, un gesto maldestro. Se
non fosse così ti inviterei a raggiungerci nel nostro mondo di nomadi,
qui abbiamo fame di maestri, di navigati lupi di mare. Dalle nostre
parti quelli come te li salutiamo con rispetto e ammirazione, sperando
che abbiate ancora voglia di raccontarci le storie che fanno sognare. Se
non fossi più di casa a casa tua qui nel nostro accampamento ti
accoglieremmo con onore. E attorno al fuoco ti sarà riservato il posto
destinato ai saggi, agli indomabili, agli originali e agli uomini che
curano.